L’Egitto è un paese “la cui terra fertile produce tantissimi farmaci”, e dove “ogni persona è un medico”.
Odissea, omero
Molti antichi papiri medici descrivono la somministrazione di sostanze di origine animale, vegetale e minerale allo scopo di alleviare i sintomi di una malattia piuttosto che di agire sulla sua causa, il più delle volte sconosciuta. Le indicazioni relative alle varie terapie sono precise e complete; nel solo papiro di Ebers sono menzionati 500 diversi medicamenti con le varie forme di confezionamento e di somministrazione di polveri, tisane, decotti e pastiglie.
I prodotti animali potevano essere ricavati da animali domestici o selvaggi (leoni e coccodrilli) grazie a cacciatori esperti. La sostanza più utilizzata in assoluto era il miele, applicato esternamente o internamente, e utilizzato sia come eccipiente di altri rimedi (per rendere il gusto più gradevole), sia come medicinale vero e proprio per le sue proprietà (oggi riconosciute) antibatteriche e antifungine. Veniva spalmato su ferite, ustioni e ulcere.

Un’altra sostanza di origine animale di largo uso era il latte. Poteva essere di vacca, di asina, ma anche umano. Trovava largo uso soprattutto come veicolo per altre sostanze e poteva essere somministrato per bocca, come clistere o applicato esternamente. Il grasso animale, infatti, aveva caratteristiche che permettevano la preparazione di unguenti oleosi da applicare sulla cute ferita o malata. Un’altra secrezione animale, la bile di bue, veniva utilizzata come lavaggio nell’enteroclisma (clistere).
Nei papiri medici sono citate anche le sanguisughe, già utilizzate secoli prima del loro uso nei salassi per decongestionare parti del corpo infiammate. Ricorrenti anche le note sulle feci di coccodrillo, applicate nel profondo della vagina come anticoncezionale di provata efficacia, sia per la loro azione di “pessario” sia per la loro acidità, notoriamente spermicida. Infine, per eliminare i capelli bianchi e per il trattamento del cuoio capelluto gli egizi usavano ungersi con il sangue di bue nero.
Concludo con una traduzione tratta dal papiro di Hearst 215 (14,7-10), la formula per la consacrazione del miele utilizzata dal medico nell’incantesimo, parte integrante del protocollo di terapia:
“Il miele conserva tutto. Il miele, come dissero gli Dei, era nel cuore.
La sua parte destra per le cose di destra, la sua parte sinistra per le cose di sinistra,
contro la stanchezza, contro i mali e si maneggia per qualsiasi cosa.
Oh, tu che appartieni al Cielo, alle Stelle, che appartieni alla Terra, agli Dei.
Oh tu che appartieni alla Barca, tu che appartieni al Cielo, per sconfiggere la stanchezza,
il male e che si usa per qualsiasi cosa. Protezione, tu sei la protezione.”
Nonostante questo, in nessun papiro è riferito che gli egizi usassero il miele per la cura del diabete, malattia già diffusa alla loro epoca. Il suo uso sbagliato, pertanto, si limitò solo alla cura dei denti.
Fonti
Manuale di Storia della Medicina di G.Fornaciari e V. Giuffra
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Una risposta a "Il Dottor Ibanez #3 – i farmaci dell’antico Egitto"