In pace i figli seppelliscono i padri, mentre in guerra sono i padri a seppellire i figli.
ERODOTO
Da Huerta. Il destino di un’assassina. Capitolo 29.
Lucrecia Huerta, incurante del sangue e dei resti organici schizzati sul suo viso, si precipita verso la porta di Sant’Atanasio dove ha visto Gabriele Tadino per l’ultima volta.
“Sono riuscito a minare due cunicoli ai bastioni di Italia e Provenza… Hai la faccia piena di sangue!” esclama l’ingegnere, non appena la vede.
“Non è il mio! Il loro vero obiettivo è l’Inghilterra, ma ormai è troppo tardi” grida Lucrecia, quando un’enorme esplosione scuote la terra intera e innalza il livello del mare a tal punto da rovesciare le navi più vicine alla riva. Più di dieci metri di bastione crollano come un castello di sabbia davanti allo sguardo stralunato dei Cavalieri inglesi. Molti di loro, colti di sorpresa, restano sepolti sotto le macerie. Altri, come John Buck, si salvano quasi per miracolo, ma la breccia è ormai aperta e l’assalto turco imminente.
“Malpaso, vai a chiamare Radu e i ragazzi! Vai anche a cercare La Valette e Pregént al bastione di Provenza. Tu, Gabriele, occupati dei cannoni” ordina Lucrecia, sguainando le due spade. Le incrocia in posizione di attesa, quando viene affiancata da Buck e una decina di Cavalieri inglesi.
“Oggi è un buon giorno per morire” afferma la Huerta, fissando la breccia.
“Prima, però, spediamone tanti nel paradiso di Allah” ghigna l’inglese.
“Dicono che non sia niente male… è pieno di belle donne”.
“Preferisco restare nell’Inferno di Rodi, perché ci sei tu”.
“Non ti immaginavo così galante, John”.
“Non lo sono affatto… eccoli!” grida Buck, indicando le avanguardie nemiche.
Con un grido di trionfo, gli Ottomani di Cassim Pasha si riversano sulla breccia aperta nel bastione, incuranti della nebbia generata dalla grande quantità di polvere. Gli assalitori del primo gruppo vengono abbattuti senza pietà dalle lame della Huerta, di Buck, dei Cavalieri inglesi e spagnoli. In pochi giri di clessidra, più di cento Ottomani vengono abbattuti, ma il loro flusso è inarrestabile come un’ondata di piena del Danubio nel Mar Nero. Lucrecia, Buck e i pochi Cavalieri superstiti stanno per soccombere, quando i Cavalieri di Philippe Villiers, provenienti dal quartiere di Santa Maria della Vittoria, assalgono l’armata turca sui fianchi privi di difesa. La Huerta chiama a raccolta i volontari della guardia cittadina che, galvanizzati dall’arrivo dei rinforzi, si riversano sugli invasori come un solo uomo con qualsiasi arma a disposizione, inclusi i forconi dei contadini e le asce dei taglialegna. Solimano, dall’alto del trono costruito in cima al terrapieno di fronte la torre della Vergine, assiste impotente alla rotta del suo esercito, in fuga come uno sciame di cavallette impazzite.

La protagonista del romanzo si trova coinvolta, suo malgrado, nell’assedio di Rodi, un’autentica carneficina di cristiani e musulmani avvenuta tra il giugno e il dicembre del 1522. Fu uno dei primi casi di “guerra moderna” con ampio uso di cannoni, colubrine, esplosivi, una guerra in cui gli ingegneri militari ( come Gabriele Tadino, personaggio storico ) assunsero un’importanza pari a quella dei condottieri, una guerra che non risparmiò i civili di Rodi, incluse le donne e i bambini, una guerra associata a carestia, pestilenze, sacrifici e orrori di ogni genere che il lettore può toccare con mano attraverso gli occhi della protagonista, disposta a tutto per uscirne viva e liberarsi dalle tenebre che hanno sempre avvolto la sua vita.

Da Huerta. Il destino di un’assassina. Capitolo 31”
Lucrecia percorre i vicoli della città dilaniata dalle cannonate sparate senza sosta durante la notte. Le sue narici percepiscono l’odore del fumo e della carne bruciata proveniente dalle macerie e dai corpi dei caduti. Durante il giro di ricognizione ha constatato che i colpi dei mortai e delle bombarde provenienti dai nuovi terrapieni nemici hanno oltrepassato le mura e danneggiato soprattutto i quartieri della Giudecca, Santa Maria della Vittoria, San Giorgio e Sant’ Atanasio. Ha ritrovato le torri, le locande e l’ospedale della via dei Cavalieri ancora in buone condizioni, ma una breve conversazione con la pattuglia di ronda è stata rivelatrice di un giustificato abbassamento del morale delle truppe e dei civili. Solo il Gran Consiglio dei cavalieri si ostina a non rendersi conto che l’arrivo di Solimano e la perseveranza degli assalti alle mura hanno insinuato nell’intera popolazione di Rodi il dubbio fondato di un esito ben diverso da quello del precedente assedio di quarant’anni prima. Come se non bastasse, la diminuzione delle provviste e la scarsità di acqua dopo un’estate senza precipitazioni hanno mietuto le prime vittime tra i vecchi, i bambini e le persone più deboli.
Come finirà l’assedio? Il sultano turco Solimano il Magnifico riuscirà a sconfiggere gli ultimi discendenti dei Crociati e a conquistare Rodi? E quale sarà il destino di Lucrecia Huerta?
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