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In questa nuova rubrica scopriremo le location dell’eroina dei due mondi, Lucreci Huerta, nell’ultimo romanzo di Giovanni Mandruzzato.
Cuba
“Quando sono arrivati qui i bianchi, avevano con loro soltanto la Bibbia, mentre noi avevamo le nostre terre. Ci hanno insegnato a pregare, con gli occhi chiusi: quando li abbiamo riaperti i bianchi avevano le nostre terre e noi avevamo la Bibbia”.
Jomo Kenyatta
Da Huerta- Il destino di un’assassina. Capitolo 1
San Cristobàl de la Habana, Isla de Cuba, luglio dell’AD 1521
Un improvviso nubifragio notturno avvolge come un enorme manto nero il porto naturale della Baia de Puerto de Carenas, dallo strettissimo canale di ingresso fino alle tre insenature di Atares, Marimelena e Guanabacoa che costituiscono l’insediamento di San Cristobàl de la Habana.
Il faro del piccolo avamposto militare spagnolo costruito alla foce del rìo Casiguaguas nell’Oceano è a malapena visibile per gli sventurati pescatori colti di sorpresa al largo della baia. Molte imbarcazioni del porto, strappate dagli ormeggi, vagano solitarie tra le onde e senza meta come foglie al vento, illuminate di tanto in tanto da alcuni lampi che tingono di rosso fuoco l’orizzonte.
Da Huerta- Il destino di un’assassina. Capitolo 2
Santiago de Cuba, luglio dell’AD 1521
L’hacienda della famiglia De Grijalva, di cui Lucrecia è l’unica superstite, è immersa in una vegetazione ancora incontaminata dalla mano dell’uomo. Oltre alle molteplici varietà di palme, il grande parco della villa ospita numerose specie di alberi come lo Yagruma con le foglie verde scuro dal dorso argenteo, il mogano, il cedro, i mastodontici Ficus con radici pensili che formano un fitto dedalo di fusti ausiliari, il mango, e piante imponenti come la Mangifera indica, capace di arrivare a trenta metri di altezza. La villa, in calcare corallino, è simile a un piccolo Alcazar de Colòn in stile mudejar con cinque arcate a tutto sesto al piano terra e al primo piano, espressamente volute dal defunto proprietario Judas de Grijalva, padre di Lucrecia.
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L’isola di Cuba, scenario dei primi capitoli di Huerta, è il luogo di residenza scelto dalla protagonista al termine della trilogia di Avventure nel Nuovo Mondo. Il lettore, dunque, ritrova Lucrecia nel capitolo 2 esattamente nel posto dove l’aveva lasciata nell’ultimo commovente abbraccio con il suo amato nemico Francisco.
Oltre alla sua importanza come “ponte” tra le diverse collane, la location cubana può presentarsi con vegetazioni lussureggianti incontaminate, acque turchesi baciate dal sole, o terribili tempeste tropicali (magari notturne come nel capitolo 1) premonitrici di qualcosa di terribile.

La ricerca storica su Cuba nelle prime tre decadi del 1500 non è stata particolarmente impegnativa:
Fu scoperta il 27 ottobre 1492 quando Colombo ne rivendicò il dominio a nome della Spagna. Gli spagnoli oppressero e schiavizzarono i circa 100.000 indigeni dell’isola, che nell’arco di un secolo vennero quasi tutti sterminati dalle malattie, dal lavoro forzato e dai genocidi. In seguito gli occupanti introdussero nell’isola schiavi africani, i quali arrivarono presto a comporre un’ampia parte degli abitanti.
La gerarchia sociale imposta dai colonizzatori vedeva al suo vertice i funzionari governativi spagnoli, incaricati di mantenere l’ordine con le armi, venivano poi i creoli (bianchi nati in America) che erano grossi proprietari terrieri. Santiago e L’Avana furono fondate nel 1515, sei anni prima dei fatti narrati nel romanzo.
TORTUGA
“Pirateria. Commercio senza troppe remore o ipocrisie, così come Dio l’ha creato.”
Ambrose Gwinnett Bierce
Da Huerta- Il destino di un’assassina. Capitolo 5
Isola di Tortuga, agosto dell’AD 1521
Verrazzano guida la Santa Clara con abilità tra la moltitudine di scogli affioranti che circondano l’unico approdo all’isola di Tortuga, poche miglia nautiche a nord dell’isola di Hispaniola. Cristoforo Colombo, il suo scopritore, la battezzò isla de la Tortuga per via del suo territorio montagnoso e roccioso che la rende simile al dorso di una tartaruga.
Superato l’ultimo gruppo di scogli che precede l’ingresso nella rada del porto, Verrazzano si accorge che il passaggio è stato ostruito da un galeone a tre alberi armato di cannoni.
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La prima tappa del nuovo viaggio di Lucrecia Huerta, a bordo di una nave guidata da un famoso esploratore italiano, non si preannuncia di tutto riposo, ma che razza di posto era Tortuga? Chi ci viveva?
La storiografia ufficiale ci dice che nel corso del Seicento gli abitanti della Tortuga erano noti come i Fratelli della Costa, termine evocativo con cui era indicata la feccia proveniente dai più svariati angoli d’Europa e della colonie: francesi, inglesi, olandesi, spagnoli, creoli, meticci, ex schiavi. Una curiosità: nel 1645 il governatore francese, nel tentativo di normalizzare e controllare la situazione, importò sull’isola ben 1.650 prostitute. Non ci sono riferimenti a Tortuga nel 1521, ma non ha particolare importanza in un romanzo di avventura. Che Caraibi sarebbero senza pirati, almeno in un capitolo?

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