La morte può essere l’espiazione delle colpe ma non può mai ripararle
Napoleno Bonaparte
Il Vudù, religione afroamericana di origini antichissime, evoca da sempre immagini di bambole assassine, morti viventi, sacrifici umani e possessione maligna. In realtà questi sono solo gli aspetti più oscuri di un’ancestrale animismo africano in cui gli spiriti, o loa, hanno la funzione di intermediari tra il mondo sovrannaturale e l’essere umano, di cui forgiano il destino, ricordando in qualche modo gli angeli del Cristianesimo.
Nel suo ultimo romanzo, “L’arma segreta degli Dei”, l’autore introduce proprio questo aspetto, meno conosciuto, attraverso il personaggio di Lucrecia Huerta, ridotta in fin di vita al termine dell’avventura narrata ne “Il Conquistatore di Hispaniola”.
Dal capitolo 7 de “L’arma segreta degli dei”
La donna, nel frattempo, sogna di camminare in un tunnel oscuro di cui non riesce a vedere l’entrata e l’uscita. Preoccupata dalla presenza di crepe che trasudano acqua di mare gelida, accelera il passo con il cuore che batte sempre più forte fino a raggiungere una porta che la conduce in un gelido buio, senza pareti, senza rumori, senza nulla. Piange disperata invocando la morte come una liberazione, quando ode d’improvviso una flebile voce nel buio.
“Perché invochi la fine se sei già morta?” chiede la voce misteriosa.
“Chi ha parlato?” domanda la sventurata, con la voce strozzata dal pianto.
Una luce improvvisa e abbagliante assume la forma di una donna africana rivestita di una lunga tunica di colori rosa, blu, bianco e oro splendente.
“Hai trovato il buio eterno che il Signore ti ha riservato per i tuoi crimini, tuttavia Lui ti concede la possibilità di tornare tra i vivi e di cercare la luce. Lo ha fatto con pochi Suoi figli indegni, non sprecarla”.
“Chi sei?”
“Sono l’Angelo Custode che non hai mai ascoltato. Ho molti nomi, ma sono stata evocata come Erzulie. Dormi, donna, e poi rinasci”.
Erzulie è la divinità femminile principale del Vudù. Viene raffigurata come una donna bellissima ma, altre volte, come una vecchia megera o un mostro dagli occhi di fuoco perché rappresenta l’amore in tutte le sue emanazioni, da quello puro e disinteressato al totale dominio e possesso della persona concupita. Nessun altro “angelo custode” può essere adatto alla villain con la personalità più complessa dell’intera trilogia. La sua natura a doppia faccia è ben illustrata nei molti aggettivi abbinati al suo nome, da accogliente e sensuale a divoratrice e distruttrice.

Come il personaggio della Huerta, gli uomini la temono perché obbedisce solo al suo istinto, lo stesso con cui Lucrecia distrugge paesi interi, uccide chiunque le intralci il cammino senza pietà, ma anche lo stesso con cui espone il petto a un colpo di archibugio fatale per amore del suo nemico Francisco, consumandosi e rigenerandosi attraverso la sua stessa sofferenza. Un vecchio mago africano deportato in schiavitù nella misteriosa Haiti, guidato dalla voce eterea della dea Erzulie, è l’artefice della rinascita del personaggio.
Poco prima del tramonto, Lucrecia trova Agwé seduto in riva al mare turchese in meditazione. Sedutasi al suo fianco, gli rivolge uno sguardo indagatore.
“Perché mi hai salvato la vita, vecchio?”
“Per volontà di Mawu, Dio Onnipotente Creatore del Cielo e della Terra. Sono stato solo l’umile strumento con cui Lui ti ha inviato lo spirito di Erzulie”.
“Il mio sogno… mi trovavo alla fine del tunnel della vita! Chi è Erzulie?”
“Il tuo Loa o spirito guida, associato all’amore, alla bellezza e alla danza”.
“Se è così, credo che i vostri angeli custodi non siano molto abili a scegliere le persone da proteggere” commenta lei con un sorriso amaro.
“Erzulie possiede un lato oscuro di gelosia, vendetta e degenerazione dell’amore in odio profondo! Lei entra in persone capaci nello stesso tempo di amare e odiare, di salvare molte vite e di troncarne molte altre”.
Nessun altro angelo custode, dunque, era più indicato della massima divinità femminile del Vudù per guidare la nuova vita del personaggio più ambiguo e tormentato della trilogia del Nuovo Mondo.