Jordi Torres & Alberto Ibanez

Essere imbarazzanti è un privilegio, significa che si può fare qualsiasi cosa e in risposta si avrà sempre un sorriso compassionevole. Se poi, nell’imbarazzo, si fa anche qualcosa di giusto… be’, siamo a cavallo.

E. G. Wood

 A bordo, intanto, Miriam e Marcos osservano il più giovane dei quattro ex ribelli, Jordi, impegnato a lavare e asciugare qualcosa. Miriam, incuriosita, chiede:

“Che fai, lavi la passerella?”

“Sì, è sporca” risponde il ragazzo con voce flebile

“Le operazioni di imbarco non sono finite. Sarebbe un guaio se qualcuno non si accorgesse della mancanza della passerella” osserva Miriam.

In quello stesso istante il rumore di un tuffo in mare di qualcosa di pesante, accompagnato da un urlo stroncato sul nascere, attira l’attenzione di tutti. Un attimo dopo, un enorme schizzo d’acqua si erge maestoso dalla poppa, inondando il ponte della nave.

“Dottore in mare!” grida Marcos, riconoscendo la voce del malcapitato.

“Chi è il dannato idiota?” urla Alberto con una luce omicida negli occhi.

Jordi, su consiglio di Miriam, si dilegua nella stiva. Francisco le sussurra:

“È il ragazzo che ha chiesto di fare da infermiere ad Alberto?”

“Proprio lui! Un inizio niente male, vero?”

“Che Dio ce la mandi buona!” risponde Francisco alzando gli occhi al cielo.

Jordi Torres & Alberto Ibanez

Jordi Torres compare in prima persona nelle ultime pagine de “Il conquistatore di Hispaniola” in una breve gag con la sua futura vittima preferita, il povero dottor Ibanez a cui viene affidato come infermiere e assistente per il resto del viaggio.

Di indole buona e servizievole, ma terribilmente goffo, Jordi combina una serie di guai di cui il dottore rimane quasi sempre vittima. Le loro gag, decisamente comiche, sono inserite in tutto il decorso dell’avventura de “La Città Perduta degli Aztechi” come momenti di relax e di evasione dalla trama principale.

Qui sotto, un esempio indicativo all’interno del romanzo, inserito tra due passaggi altamente drammatici

Lo sketch inizia quando Francisco, riunitosi ai compagni nel salone di un palazzo azteco nel cuore della notte, rischia di inciampare in uno di due secchi colmi d’acqua piovana passata attraverso una infiltrazione del soffitto appena riparata.

Si china per sollevarne uno, ma Jordi lo precede con la velocità di un fulmine.

“Lasciate fare a me, capitano De Mendoza, apritemi solo la finestra”.

La finestra volge verso un porticato del cortile riparato dalla pioggia. Alberto lo percorre fischiettando allegramente ma, mentre costeggia il muro, viene inondato da una autentica cascata d’acqua proveniente dalla finestra appena spalancata davanti a lui. L’ingiuria pronunciata a voce alta dal malcapitato viene coperta dal potente rombo di un tuono.

Alberto, frastornato, vede chiudere la finestra dall’interno. Imprecando come uno scaricatore di porto, si rialza …

… Alberto, inzuppato fradicio, vede Marcos aprire la finestra da cui ha ricevuto la secchiata. Con grande prontezza di riflessi scatta sul lato sinistro trovandosi così proprio di fronte davanti alla seconda finestra nel momento in cui viene spalancata.

Il tempo di accorgersene e riceve in piena faccia una seconda bordata …

… Jordi si trova a tu per tu con il viso di Alberto colante acqua come una grondaia.

I suoi occhi sono semichiusi, ma penetranti come se volessero incenerirlo.

“Buonasera, dottore. Che cosa fate lì fuori? Piove dirotto e potreste bagnarvi”.

Alberto scavalca la finestra urlando come un pazzo. Ci vuole tutta la forza di Javier, Ramòn e Marcos per impedirgli di uccidere Jordi con le sue mani.


Le “avventure” di Jordi vi aspettano nel secondo volume della trilogia: “La Città perduta degli Aztechi” QUI

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