Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. I realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati.
Ryszard Kapuscinski
I primi esploratori dell’Atlantico si resero presto conto di avere bisogno di navi adatte alla navigazione oceanica, ben diversa da quella utilizzata da secoli nel Mediterraneo.
Si erano resi conto, infatti, che il viaggio di andata dal Portogallo, o dalla Spagna, lungo le coste dell’Africa non presentava particolari problemi ma che il ritorno era impedito dagli alisei che soffiavano, e soffiano, continui tra Capo Bojador e Capo Verde.
La navigazione controvento era impossibile con la velatura in dotazione alle navi dell’epoca, per cui era obbligatorio allargarsi in pieno Atlantico per catturare qualche brezza favorevole, guadagnare le Azzorre e raggiungere infine, se si era bravi e fortunati, la Penisola Iberica.
Le vecchie navi a remi non erano certo indicate per viaggi di mesi senza vedere terra, pertanto la neonata università navale di Enrico il Navigatore studiò nuove soluzioni.

Qualcuno ebbe la geniale intuizione di introdurre l’utilizzo di un timone centrale, inventato dai cinesi undici secoli prima ma apparso in Europa da relativamente poco tempo, grazie all’esperienza di Marco Polo. Il timone centrale sostituì quelli laterali di poppa e consentì il pieno controllo delle navi a vela, fino ad allora ingovernabili con vento teso.
Da qui si passò alla progettazione e alla realizzazione di nuovi velieri, come la cocca e, successivamente, le prime caravelle costruite dai portoghesi. Erano navi a tre alberi agili e veloci, governabili con pochi uomini di equipaggio e paragonabili a una “utilitaria” dell’epoca. Avevano un grande spazio per il carico e un pescaggio ridotto, ideale per l’esplorazione di mari e fiumi. Si dividevano in latinas, con vele triangolari o latine, e redondas, con vele quadre o miste. La prima tipica caravella portoghese, la latina, lunga 20-30 m e larga 7-8, era utile per l’esplorazione della costa africana, ma non per circumnavigare l’Africa e raggiungere così le Indie orientali senza dover pagare tasse agli Ottomani. Si passò così alla costruzione della Caravela Redonda, più grande, con 3-4 alberi e vele quadre per la lunga navigazione oceanica.
Pochi sanno che quando Colombo salpò per le Americhe, queste “utilitarie” navigavano nell’Atlantico da circa quarant’anni…
Nel prossimo articolo parleremo delle prime esperienze marittime e il primo viaggio di Colombo!
Fonte delle notizie: Federico A. Arborio Mella, Il Messico, Storia, civiltà, cultura dell’America Centrale Ed. Mursia