Non sempre ciò che viene dopo è progresso.
Alessandro Manzoni
Le grandi scoperte geografiche sono un capitolo di storia trattato solo per sommi capi nelle nostre scuole, persino nelle superiori. Di solito vengono esposte come sequenza di date, prima tra tutte il 1492, di luoghi come San Salvador, di cui ben pochi conoscono la posizione esatta nell’arcipelago delle Bahamas, di nomi di conquistadores famosi come Cortés e Pizarro o di imperatori indigeni come Montezuma senza alcuna informazione sulla loro vita; di navi, come le celebri caravelle di Colombo, senza la minima spiegazione sull’evoluzione dell’ingegneria navale in Europa.
Nessun programma scolastico spiega inoltre le ragioni, le motivazioni, i sogni, le ambizioni e le modalità che hanno spinto un gruppo di arditi di diverse nazionalità a intraprendere lunghe traversate oceaniche verso l’ignoto a bordo di bagnarole che nessun uomo sano di mente del ventunesimo secolo si sognerebbe di utilizzare (vi consiglio una visita della riproduzione di una di esse al porto di Barcellona o di tutte e tre al Museo dedicato a Colombo di Palos de la Frontera per rendervene conto).
In sostanza, leggendo oltre le date, ci si dovrebbe chiedere: perché rischiare la pelle in viaggi di cui non si conosce la fine? Perché finanziarli con l’aiuto delle banche se non c’erano garanzie? Perché rivolgersi verso l’Occidente sconosciuto e non verso l’Oriente, ormai noto dopo i viaggi di Marco Polo? Cristoforo Colombo non si svegliò una mattina con un’idea improvvisa e folgorante da proporre ai reali di Spagna, e soprattutto non fu il primo a concepire un viaggio del genere. Per capire in quale epoca sia vissuto, faccio una breve fotografia del Mediterraneo del quindicesimo secolo, terminato proprio con la scoperta del Nuovo Mondo.
L’anno della svolta, che scuote tutto il Mondo Cristiano fino alle fondamenta, è il 1453, circa quarant’anni prima del viaggio di Colombo, quando Maometto II, sultano dell’Impero Ottomano, conquistò Costantinopoli e ne fece la sua capitale. La croce che dominava la città dalla Basilica di Santa Sofia fu schiantata al suolo e sostituita dalla mezzaluna dell’Islam e l’Impero Romano d’Oriente, supportato dalle repubbliche marinare di Venezia e Genova, cessò di esistere.
Istanbul, attuale nome di Costantinopoli
Sembra incredibile collegare la presa di una città turca alle scoperte di nuovi mondi, ma basta seguire alcuni fatti precedenti e successivi a quell’anno per dare vita al mosaico.
Dopo la conquista, i turchi presero il controllo di tutto il traffico commerciale marittimo dal Mar Nero al Mediterraneo Orientale, nonché di quello terrestre lungo la Via della Seta. Le grandi case commerciali europee e le banche (comprese Genova e Venezia) trasferirono le loro agenzie dalla parte opposta del Mediterraneo, soprattutto in Portogallo. Per quale motivo proprio lì?
La risposta è nella ricerca di un nuovo commercio marittimo sull’Atlantico, non controllato dai Turchi, approfittando della nuova espansione del dominio del Portogallo sull’Africa atlantica.
L’artefice dell’ascesa del Portogallo fu Dom Enrique, noto come Enrico il Navigatore, fondatore della prima Università Nautica europea con il contributo di ingegneri navali, piloti, astronomi e cartografi. Lo scopo del Principe era la sistematica ricognizione delle coste del Continente Nero alla ricerca delle sue ricchezze (oro, avorio, schiavi) e l’esplorazione di una nuova rotta per le Indie descritte da Marco Polo per evitare il blocco dell’Impero Ottomano.
Nel 1433 (circa sessant’anni prima del viaggio di Colombo), i portoghesi avevano doppiato il capo Bojador (Marocco, Sahara Occidentale) per esplorare l’Africa equatoriale. Nel 1445 i portoghesi arrivarono infatti a Capo Verde (a ovest del Senegal), infine, nell’anno seguente, il veneziano Alvise Cadamosto e il genovese Antoniotto Usodimare, al servizio di Enrico, esplorarono il golfo di Guinea, raggiungendo per primi nella storia il centro geografico della terra. L’equatore, infatti, in corrispondenza del golfo, incontra il meridiano di longitudine zero. L’uomo stava sempre più allargando i suoi orizzonti e la traversata oceanica era ormai solo questione di tempo.
… continua nel prossimo articolo.
Fonte delle notizie: Federico A. Arborio Mella, Il Messico, Storia, civiltà, cultura dell’America Centrale, Ed. Mursia