La magia è un ponte che ti permette di passare dal mondo visibile in quello invisibile. E imparare le lezioni di entrambi i mondi.
Paulo Coelho
Da L’arma segreta degli Dei, capitolo XI Capo Verde
Francisco, poco avvezzo alle partite a dadi e alle sbornie, cammina a stento sulla spiaggia bianca, proteggendosi gli occhi dai granelli pungenti come aculei. A pochi metri da lui, il vecchio Agwé scruta l’orizzonte come una vedetta solitaria e instancabile sulla torre di una fortezza.
“Disturbo, amico?” gli chiede Francisco con tono gioviale.
“Chi mi chiama amico e non sporco negro non disturba mai! Pensavo ai giorni lontani della mia deportazione, quando feci scalo proprio qui. Ero in catene, ma continuavo a guardare l’Africa senza vederla, proprio come adesso. Eppure, basterebbero pochi giorni di navigazione per raggiungerla”.
In questo passaggio, il sacerdote voodoo svela a Francisco le sue origini.
L’attuale vudù praticato da circa sessanta milioni di persone in tutto il mondo è la derivazione di una delle religioni più antiche del mondo, presente in Africa sin dai primordi della civiltà umana.
Diffusa in varie aree africane già da prima delle colonizzazioni europee, la religione vudù si è diffusa nelle Americhe in conseguenza alla deportazione degli schiavi neri nelle nuove colonie.
Risale proprio a questo periodo, tra il XVII e il XVIII secolo, la codifica del vudù così come lo si può conoscere al giorno d’oggi: nato dalla sintesi delle varie espressioni spirituali africane e di alcuni elementi cattolici.
Il vudù rappresentò per gli schiavi africani uno spiraglio di luce nella miseria della schiavitù; una fede comune che poteva farli sentire parte di una cultura valorizzata, nonché parte di una comunità.

Proseguimento del dialogo tra Francisco e Agwé.
La tua padrona ti impedirebbe di tornare a casa?” chiede Francisco.
“Non sono qui per volontà di Lucrecia ma di Mawu, il Signore mio Dio. Egli mi parla per mezzo dei Loa, gli spiriti della madre di tutte le terre”.
“Piri Reis mi ha detto che i vostri Loa sono come i nostri angeli custodi”.
“Il tuo è il saggio Damballah. La mancanza di preparazione al linguaggio dell’anima ti impedisce di sentire la sua voce, ma il tuo istinto lo percepisce”.
“Quando Lucrecia mi ha raccontato la sua esperienza oltre la vita, ho stentato a crederle. Ho pensato che fosse impazzita del tutto”.
“Ti ha detto la verità. La sua anima si trovava nel luogo che voi chiamate Inferno, un mondo privo di luce, ma Mawu le ha restituito il suo corpo mortale attraverso la mia umile persona per darle l’opportunità di espiare”.
“E tu pensi che lo farà?” chiede Francisco, aggrottando la fronte.
“Finora Lucrecia ha restituito al suo prossimo ciò che ha ricevuto dal momento in cui suo zio ha abusato di lei, ma come reagirebbe se il suo prossimo le facesse del bene? C’è un progetto divino che sfugge alla mia e alla tua comprensione. Devi accettarlo e pregare il tuo Dio per la sua anima che, credimi, è molto tormentata e fragile come quella di una bambina senza affetti e senza guida”.
In questo passaggio, il sacerdote africano parla di Mawu (Dio) e di Damballah (un loa, cioè un angelo o un santo protettore), quasi come se fosse un prete cristiano. Licenza poetica dell’autore o riferimento storico?
Grazie alla rapida deportazione di milioni di schiavi dalle isole caraibiche a tutta l’America Centrale, la religione vuduistica si ibridò con quella cattolica, individuando la presenza di un Dio supremo e di numerosi intermediari come lo spirito citato nel romanzo. Infine, nei luoghi dove il culto diventò predominante (per esempio Haiti o New Orleans, Louisiana) si sviluppò una religione ibrida che si trasformò nel vudù moderno, non più represso dalla Chiesa cattolica a partire dagli anni cinquanta, e tuttora avverso ai protestanti.
Nonostante le repressioni, il vudù attirò un numero sempre maggiore di adepti, proprio grazie a quell’alone di proibito e misterioso che la sua condanna aveva originato. In tempi moderni il vudù sta godendo di una discreta diffusione negli Stati Uniti e nell’America Meridionale: a Haiti il riconoscimento ufficiale della religione vuduista, praticata da quasi tutta la popolazione, parallelamente al cristianesimo, risale al 2003. In Africa occidentale è in corso un revivalismo: in Benin è riconosciuto in qualità di religione ufficiale dal 1996 ed è praticato dai quattro quinti della popolazione; viene inoltre amministrato da una comunità organizzata e viene insegnato nelle scuole. Numerosi credenti nel culto vudù sono infine presenti in Ghana e in Togo.
Da L’arma segreta degli Dei, capitolo XXVII Cuzco
Lucrecia trova Agwé lungo la riva del fiume confinante con il villaggio di Huaca. Lo vede più esausto di tutte le altre volte in cui ha celebrato un rito Vudù.
“Dovrei essere abituata ai tuoi riti, ma riesci sempre a sbalordirmi…”
“Sai cosa significa la parola Vudù nella mia antica lingua? Segno del profondo”.
“Una definizione molto suggestiva, ma non chiara”.
“Capirai quando conoscerai la tua vera essenza. Sai …” dice Agwé catturando l’attenzione della donna “i Loa di cui ti ho parlato fanno parte anche della religione cristiana. Sono spiriti di esseri superiori, un tempo vissuti realmente, che possono essere percepiti da noi in vita”.
“Fammi un esempio”.
“Un nostro Loa, Legba, viene raffigurato come un vecchio in un crocevia e il suo dominio sono le strade, i passaggi e la comunicazione. Noi sacerdoti lo invochiamo sempre per primo durante i riti perché accolga la preghiera di aprire i varchi attraverso cui gli altri Loa potranno recepire le preghiere dei fedeli. Questo spirito ha le chiavi per il regno dei cieli”.
“Come San Pietro per noi!”
“Ci sono molte più similitudini con il vostro culto di quanto tu possa pensare”.
“Quindi i vostri Loa sono come i nostri Santi protettori, con cui però voi africani interagite molto più di noi”.
“Non tutti i miei consanguinei sono houngan come me. Molti di loro non ascoltano la voce dei Loa e negano la loro esistenza, come i vostri atei”.
“E ogni essere vivente ha un suo spirito guida?”
“No, in genere i Loa entrano temporaneamente in alcuni fedeli durante i nostri riti, ma in alcuni casi eccezionali diventano degli angeli custodi di persone prescelte da Mawu. Tu sei una di queste, non chiedermi il motivo, non lo conosco. Sappi tuttavia che quel giorno sulla spiaggia di Hispaniola in mezzo a tanti cadaveri… io cercavo proprio te”.
ll vudù postula l’esistenza di una divinità suprema, che nella tradizione africana sarebbe indicato con nomi quali Mawu, Olorun o Gran Met (dal francese Grand Maître, ovvero “Grande Maestro”), ma questa divinità suprema, se esiste, è lontana e inconoscibile.
Gli elementi sovrannaturali con cui l’uomo può interagire, e che rappresentano le divinità percepibili del vudù, sono i loa, spiriti collettivi, in grado di presiedere a diversi fenomeni, di cui acquisiscono le qualità.
Il loa Papa Legba citato da Agwé, signore delle strade, dei passaggi e della comunicazione, viene invocato sempre per primo durante i riti vudù, perché accolga la preghiera di aprire i canali attraverso cui gli altri loa, specifici per ogni problema, potranno recepire le preghiere dei fedeli. Per queste qualità è associato, e spesso venerato, nelle sembianze del San Pietro della tradizione cristiana.
Altri loa particolarmente caratteristici, citati nel romanzo sono Erzulie (associata alla fertilità, e mutuata sull’immagine della Madonna cristiana), Ogun (associato al denaro e al potere terreno in ogni sua forma), Damballa (il serpente del cielo).
Al prossimo articolo con le rivelazioni sul nuovo libro di Giovanni Mandruzzato.
(immagine presa da Internet, disponibili per ogni chiarimento)