La morte non è un tramonto che cancella tutto, ma un passaggio, una migrazione e l’inizio di un’altra vita per ogni vita
Cicerone
Sappiamo che le avventure nel Nuovo Mondo, con la trilogia, sono sempre state permeate da antiche magie e popolate da religioni ancestrali, quasi sconosciute. Non mancherà, neanche nel nuovo romanzo di Giovanni Mandruzzato, l’atmosfera spirituale…
Qual è il legame tra l’assassina più letale dei due mondi e la più antica religione africana immersa nella magia e nei misteri?
Dal capitolo VII (Resurrezione) de L’arma segreta degli Dei.
Un uomo anziano e un ragazzo, riparati dietro un palmeto, osservano le onde alte dell’Oceano bagnare i cadaveri sparsi sulla spiaggia. L’uomo, dai lunghi capelli grigi, proviene dall’Africa nera. Il ragazzo, di circa dodici anni, ha la carnagione olivastra dei nordafricani. Ha lunghi capelli neri e il corpo magro e denutrito solcato dalle cicatrici dovute alle percosse e alle frustate. Entrambi facevano parte di un gruppo di schiavi liberati da Rodrigo Guerrero El Oso, defunto condottiero dei ribelli di Hispaniola, nei pressi di Santiago de Los Caballeros.
Mentre le onde si infrangono con violenza sulla vicina scogliera, il piccolo Estebanico scruta il compagno immerso in meditazione profonda.
“So che non ami le domande, Agwé, ma perché siamo venuti qui?”
“Zitto, lasciami ascoltare la voce degli spiriti dell’aria e dell’acqua” risponde l’uomo con gli occhi chiusi. Estebanico annuisce, abituato da mesi alla compagnia del vecchio sacerdote vudù di cui persino gli aguzzini della piantagione avevano timore. Di lui si diceva che potesse scatenare le tempeste e resuscitare i morti.
In quell’istante un raggio di sole illumina, tra le onde che si infrangono sulla riva, un corpo femminile con i lunghi capelli neri sciolti. Agwé ed Estebanico lo afferrano per le braccia e le gambe e lo trasportano sotto al palmeto per ripararsi dalla pioggia, di nuovo intensa. Estebanico osserva per la prima volta il suo viso.
“È bellissima. Cosa le sarà successo?” Agwé esamina il corpo con attenzione.
“Le hanno sparato al petto, ma il colpo è stato deviato dal ciondolo di metallo che porta al collo e non ha raggiunto il cuore. Ha perso molto sangue e morirà se non facciamo qualcosa. Portiamola in quella grotta vicino alla riva destra del Rìo Ozama dove ci siamo riparati la scorsa notte”.

Lucrecia, caduta nella battaglia decisiva narrata ne Il conquistatore di Hispaniola (primo romanzo della trilogia delle avventure nel Nuovo Mondo), viene dunque riportata tra i vivi da un sacerdote vudù in grado di parlare con gli spiriti e di praticare la magia. Sarà magia bianca o nera? Avrà salvato la vita di un’assassina per permetterle di servire nuovamente il male o… per altri scopi? Una prima risposta viene data da lui stesso nel medesimo capitolo.
Poco prima del tramonto, Lucrecia trova Agwé seduto in riva al mare turchese in meditazione. Sedutasi al suo fianco, gli rivolge uno sguardo indagatore.
“Perché mi hai salvato la vita, vecchio?”
“Per volontà di Mawu, Dio Onnipotente Creatore del Cielo e della Terra. Sono stato solo l’umile strumento con cui Lui ti ha inviato lo spirito di Erzulie”.
Dunque, c’è un progetto divino su Lucrecia Huerta? Forse una seconda possibilità per riscattarsi o redimersi oppure per ricercare le origini del proprio male e sradicarlo dal cuore?
“Il mio sogno… mi trovavo alla fine del tunnel della vita! Chi è Erzulie?”
“Il tuo Loa o spirito guida, associato all’amore, alla bellezza e alla danza”.
“Se è così, credo che i vostri angeli custodi non siano molto abili a scegliere le persone da proteggere” commenta lei con un sorriso amaro.
“Erzulie possiede un lato oscuro di gelosia, vendetta e degenerazione dell’amore in odio profondo! Lei entra in persone capaci nello stesso tempo di amare e odiare, di salvare molte vite e di troncarne molte altre”.
Un angelo custode double-face ideale per la Huerta, come si evince dal suo comportamento nelle righe successive del dialogo con il suo inatteso salvatore.
Lucrecia, affascinata dal colore blu intenso del mare al tramonto, tace a lungo.
“Voi due verrete con me a La Coruña, in Spagna!” esclama d’improvviso, senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte oltre il quale si trova Hispaniola, terra dei suoi sogni di gloria infranti.
“Come tuoi schiavi?”
“Non lo siete mai stati e intendo ricompensarvi per quello che avete fatto. Nella mia vita ho incarnato il lato oscuro e peggiore della tua Erzulie, ma pago sempre i miei debiti! Vi fornirò il denaro e i mezzi per tornare in Africa”.
“Ti ringrazio, ma starò con te fino a quando Mawu vorrà”.
“Ed Estebanico?”
“Quel bambino non ha nessuno al mondo”.
“Proprio come me. Chi è il tuo Loa?” chiede, dopo un grosso sospiro.
“Si chiama Agwé, lo stesso nome che gli schiavi mi attribuirono sulla nave che ci portò a Hispaniola. È lo spirito sovrano dei mari e uno dei tre mariti di Erzulie”.
“Tre uomini? Questa Erzulie mi piace, chi sono gli altri due mariti?”
“Sono Damballa, il serpente del cielo dotato di grande sapienza e Ogùn, il dio della Guerra… Potresti procurarmi una barca a remi e riempirla di cibi e bevande?”
“Potrei, se tu mi spiegassi il motivo”.
“Chiamerò il mio Loa con questa conchiglia che ho trovato poco fa, poi spingerò la barca colma di leccornie nel mare al largo come offerta. Se affonderà al largo, Agwé avrà accettato l’offerta e ci proteggerà nel viaggio di ritorno”.
Chiunque avrebbe riso di fronte a questa richiesta, ma quel vecchio le aveva salvato la vita. Lucrecia, tra mille perplessità, acconsente e la barca colma di ogni ben di Dio affonda al largo come previsto.
Per la prima volta, Lucrecia fa del bene a persone che si sono prese cura di lei senza chiederle nulla in cambio, instaurando un legame così forte da portarla ad amare il vecchio Agwé come un padre e il piccolo Estebanico come un figlio.
Un risveglio dell’anima o una magia del voodoo? C’è da fidarsi di uno stregone di cui si diceva che potesse scatenare le tempeste e resuscitare i morti?
A dispetto della sua identificazione, soprattutto cinematografica, con la magia nera, gli zombi e le bambole trafitte dagli spilloni, si stima che almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo pratichino il voodoo, soprattutto nelle zone dell’Africa occidentale, in America del Sud e nei Caraibi. Il Voodoo non è solo una religione, ma anche un patrimonio culturale, artistico, linguistico, musicale di tradizione orale.
Nei prossimi articoli verrà esposta la storia della diffusione del culto nel mondo fino ai giorni nostri.