L’Arma segreta degli Dei – curiosità storiche

Il sangue nobile è un accidente della fortuna; le azioni nobili caratterizzano il grande.

Giuseppe Baretti

RE FERDINANDO D’ARAGONA e DIEGO HURTADO DE MENDOZA

Il Capitolo 3, dal titolo Guadalajara, presenta due personaggi storici che hanno influito molto sulle vicende della vita di Francisco de Mendoza: il suo sovrano e suo padre il Duca di Guadalajara.

RE FERDINANDO

Una folla festosa e acclamante si riversa sulle strade di Toledo a celebrare il conquistatore di Hispaniola, reso famoso dai racconti di Bartolomé de Las Casas, del duca d’Alba e di qualche colono rientrato negli ultimi mesi in madre patria.

Il Re lo accoglie con un abbraccio in presenza dell’intera nobiltà spagnola e, dopo un sontuoso banchetto, gli concede un’udienza privata. Francisco, deciso a tutelare il popolo azteco, racconta di essersi imbattuto in selvaggi primitivi e privi di risorse in un clima malsano e poco adatto alla colonizzazione.

La mattina successiva, Ferdinando lo convoca di nuovo in presenza dei ministri. È deluso per non avere ottenuto l’acqua dell’immortalità, ma soddisfatto per la repressione della rivolta di Hispaniola organizzata dal bieco maestro inquisitore Alain Beaumont, scomparso prima del suo arresto.

Dopo essersi congratulato con il capitano per l’ottimo servizio reso, Ferdinando ordina al nuovo maestro inquisitore Gonzalo de Cisneros di sciogliere ogni ipoteca sulle proprietà dei De Mendoza. Infine, rende definitiva l’amnistia di Francisco per le passate colpe e riammette suo padre don Diego El Grande, duca di Guadalajara, a corte e nello stato maggiore dell’esercito.

“Vostro padre sarà fiero di voi quanto lo sono io” conclude il Re.

“Grazie, mio signore. Potreste chiedere a don Esteban Bravo di perdonare sua figlia Andrea per essersi aggregata alla mia spedizione senza il suo consenso? Vi ha servito fedelmente per l’intera missione e ha conservato la sua virtù intatta. È una ragazza seria e coraggiosa, un esempio per tutte le donne spagnole”.

“Spero di no, le donne spagnole devono badare alla casa e alla famiglia!”

“Andrea ha il temperamento del padre. Ama gli spazi liberi, l’arco e le frecce. È una cacciatrice e un’arciera infallibile, la migliore che abbia mai visto”.

“Non ne dubito… tuttavia, la colpa verso suo padre è molto grave”.

“Ha solo voluto provare a se stessa di essere qualcosa di più di una frivola dama di corte. Sono certo che la vostra amata Isabella l’avrebbe assolta”.

“Non ne dubito, da giovane aveva lo stesso temperamento della vostra arciera. State tranquillo, capitano, parlerò domani stesso con don Esteban e lo convincerò ad accogliere il ritorno della figliol prodiga in famiglia”.

“Vi ringrazio, mio signore” risponde Francisco, trattenendo un enorme sospiro di sollievo per avere raggiunto gli obiettivi desiderati.

Ferdinando lo informa della scomparsa dal monastero reale di Avila del maestro inquisitore Alain Beaumont pochi giorni prima dell’arrivo dei legati papali con l’ordine di scomunica e di arresto.

Il re di Spagna Ferdinando (1452-1516) non ha certo bisogno di presentazioni, essendo il suo note noto a tutti, soprattutto accanto a quello della moglie, la regina Isabella che autorizzò il viaggio di Cristoforo Colombo alla scoperta del Nuovo Mondo.

Già presente ne “Il Conquistatore di Hispaniola” in un capitolo sul passato di Francisco, lo ritroviamo anziano (siamo alla fine del 1513, morirà meno di tre anni dopo), vedovo (come si può evincere dal colloquio con Francisco riportato in questo articolo) e aggrappato al sogno irrealizzabile di riacquistare la giovinezza perduta o addirittura dell’immortalità (come si evince dalla sua delusione citata nel secondo incontro con l’esploratore ritornato).

Il vero Ferdinando ordinò veramente ai Conquistadores di cercare la fonte della giovinezza nelle Americhe? Nessuno lo ha scritto, tuttavia è innegabile che Ponce de Leòn, uno degli esploratori spagnoli più celebri dell’epoca, la cercò con tutte le sue forze nella attuale Florida (fu lui a dare il nome alla penisola) e che molti altri seguirono il suo esempio con gli stessi fallimentari risultati.

Il personaggio di Ferdinando non comparirà in altri capitoli, avendo esaurito in poche righe la sua funzione in tre modi:

  1. Ha ricompensato Francisco con l’amnistia definitiva e la restituzione dei beni e dei privilegi perduti a causa dell’accusa di tradimento.
  2. Ha perdonato Andrea Linda Bravo, la giovane arciera aggregatasi alla spedizione di Francisco dopo essere scappata di casa.
  3. Ha comunicato a Francisco che la sua grande nemesi, l’inquisitore capo Beaumont, è ancora a piede libero e quindi, si intuisce, in grado di colpire.

DIEGO HURTADO DE MENDOZA

Don Diego sospira profondamente a occhi chiusi per nascondere la tensione. Si serve da bere e si rivolge al figlio con voce bassa e pacata.

“Conosci il passato di Jana Vilàr, dall’omicidio di don Romero Guzman alle sue scorribande a fianco di El Sombra alle molteplici rapine nel nostro Ducato”.

“Don Romero era il mandante dell’omicidio del suo primo marito. Jana si è vendicata di persona perché la Legge spagnola non è uguale per tutti e…”

“Abbassa la voce, prima che qualcuno della servitù ti accusi di un’altra cospirazione contro il Re. Posso condividere il tuo pensiero sulle sue motivazioni, ma non posso approvare il tuo matrimonio con una popolana della Galizia sulla cui testa pende tutt’ora un avviso di taglia” replica Diego.

“Ti sbagli, padre. Jana è stata amnistiata, come me e gli altri, prima della partenza per il Nuovo Mondo per decreto reale!” esclama Francisco.

Diego lo zittisce con un gesto brusco della mano. Poi passeggia su e giù per il suo studio decorato con affreschi raffiguranti la reconquista. Tiene le mani dietro la schiena in atteggiamento pensieroso per un breve intervallo. Poi beve di un fiato una coppa di vino e si siede di fronte a Francisco.

“Ascolta, figliolo. Non ho alcun motivo di dubitare né del valore dimostrato da Jana Vilàr nella tua missione, né dell’amore che vi unisce. A quanto mi hai detto nel tuo esauriente racconto, ti ha anche salvato la vita in diverse occasioni. Per debito di riconoscenza, ti giuro di non rivelare mai a nessuno il tuo racconto, ma non accetterò mai Jana come nuora. Se lo facessi, vanificherei l’enorme lavoro che tu stesso hai svolto per riabilitare il nome del nostro casato presso il Re”.

Francisco resta in silenzio. È sorpreso di non essere stato investito da una delle sfuriate di suo padre, ma si sente come un orfano appena cacciato da casa.

“Quindi hai deciso?” gli chiede con il groppo in gola.

“Tu, non io. Vale la pena di rinunciare a tutto per lei?” chiede Diego con voce stanca. Le sue larghe spalle incurvate si affossano sullo schienale della poltrona. Le sue orecchie sembrano restringersi per non sentire la risposta.

Diego Hurtado de Mendoza (1461-15319 nacque in una delle famiglie più ricche e influenti della Storia di Spagna. Secondo quanto narra lo storico spagnolo Luis Suárez nel suo libro «Nobleza y Sociedad», essa è una delle poche famiglie che erano già nobili prima del XIII secolo e che sopravvissero a tale secolo fatidico, costellato di epidemie di peste e di guerre civili.

Fu uno degli eroi della Reconquista, distinguendosi nella conquista di Granada, ultima roccaforte araba. Il suo titolo nobiliare era di Duca dell’Infantado, concesso al suo avo omonimo, marchese di Santillana, nel 1475.

Personaggio fisicamente assente nei primi due romanzi della trilogia ma presente nei ricordi di Francisco e di Jana (incarcerata in passato dal Duca stesso), Diego de Mendoza compare ne “L’arma segreta degli Dei” solo nel capitolo 3, in un colloquio decisivo per la vita di suo figlio Francisco.

Come l’ho immaginato? Come il classico nobile tutto di un pezzo, aggrappato come tanti a vecchie regole e convenzioni per evitare di ascoltare il proprio cuore.

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